Hydrospeed

Tuffo nel torrente Noce in Val di Sole

a valle del buco delle rane

LA STORIA DELL'HYDROSPEED

Il nuoto in acqua viva nasce nei primi anni 70 in Francia.
All’origine un sacco postale di tela a protezione di una camera d’aria, assicura un punto d’appoggio e di sicurezza durante la discesa fluviale. Ad evitare spiacevoli e pericolose forature, questo primo galleggiante viene ben sostituito con un sacco in neoprene con chiusura stagna, riempito con materiale galleggiante. I nuotatori cominciano a ricercare nel mezzo su cui appoggiarsi non solo una tavola, ma un vero e proprio scudo, dotato di un’elevata resistenza meccanica. Questo anche per difendere dai massi affioranti dall’acqua il busto, il bacino e le cosce, zone del corpo che si dimostravano più scoperte. Quest’ultima evoluzione, in realtà fu adottata seguendo una tecnica usata allora in speleologia per il superamento di laghi sotterranei. Gli speleologi infatti riempivano alcune sacche stagne con il proprio materiale; il sacco, una volta lasciato pieno d’aria e chiuso, veniva utilizzato come punto d’appoggio per attraversare a nuoto i suddetti specchi d’acqua. In tutti i casi, sempre di sacche si trattava, senza alcuna pretesa di maneggevolezza ed idrodinamicità del mezzo.
Claude Puch, Pierre Simon e Maurice Tiveron lavorano alla realizzazione del prototipo di un galleggiante più affidabile e confortevole di quelli utilizzati fino a quel momento.
Prodotto dalla Meritor e con il nome di “HYDROSPEED” nasce nel 1978 il primo e vero idrobob nella storia del nuoto in acqua viva. Il prototipo così prodotto fu giudicato all’epoca molto interessante, tanto che, presentato al Salone delle invenzioni e delle nuove tecniche di Ginevra, conquista la medaglia d’argento.
Il nuoto in acqua viva comincia a diffondersi e a farsi conoscere grazie al lavoro instancabile dei primi appassionati ed alle grandi imprese di alcuni nuotatori. In Italia l'HYDROSPEED arriva nel 1991.

LEGGERE IL FIUME

Per affrontare un corso d'acqua in totale sicurezza risulta necessario saperne leggere i pericoli.
Chi già da tempo pratica sport fluviali sicuramente saprà riconoscere un buco, un rullo o una roccia nicchiata, mentre chi si sta avvicinando a questi sport difficilmente sarà in grado di valutare la difficoltà di un percorso fluviale e soprattutto di evidenziarne i potenziali pericoli di origine geomorfica.

CARATTERISTICHE PRINCIPALI DI UN FIUME

Le caratteristiche principali di un fiume sono la PORTATA  e  la PENDENZA.
La PORTATA rappresenta il volume di acqua che scorre nell’unità di tempo (solitamente secondi o minuti) in una sezione determinata di un fiume. La portata viene misurata in metricubi/secondo, metricubi/minuto, litri/secondo o litri/minuto. Solitamente la portata a cui ci si riferisce è la portata media, ossia la media di diverse misurazioni nella stessa unità di tempo, ma effettuate in differenti tratti del fiume.

La PENDENZA media invece è il rapporto espresso in °/oo  tra le quote dei punti estremi di un fiume rispetto al livello del mare e la sua lunghezza in proiezione orizzontale. Ovviamente la pendenza media è abbastanza approssimativa, può capitare infatti di imbattersi in tratti di fiume relativamente corti con una pendenza effettiva molto elevata e allo stesso tempo leggere magari in qualche libro specializzato che il fiume in questione ha una pendenza media irrisoria. Questa sottile differenza tra pendenza effettiva e pendenza media potrebbe trarre facilmente in inganno. E’ bene non dare troppa importanza alla pendenza media di un fiume e accertarsi personalmente di come stanno le cose. La cosa migliore è chiedere informazioni dettagliate a guide che conoscono bene il fiume oppure ai centri di navigazione presenti lungo il fiume stesso.

La portata e la pendenza sono le due principali caratteristiche che determinano anche la classificazione di un corso d’acqua  tra fiume e torrente.
I torrenti infatti sono corsi d’acqua caratterizzati da un regime variabile di deflussi, con alternanza di portate nulle o piccole  e di piene durante l’arco di un anno. I torrenti perché vengano definiti tali devono avere una pendenza superiore al 3,5 °/oo. I fiumi generalmente hanno una pendenza che non supera il 3,5 °/oo, sono caratterizzati da portate piuttosto elevate durante tutto l’anno caratterizzate dai suoi numerosi affluenti, tra cui i torrenti.
In superficie la corente di un fiume risulta potente, ma costante. Questa diminuisce progressivamente sul fondo.

PARLIAMO ANCHE DI VELOCITÀ

La VELOCITÀ della corrente è un elemento importante perché da essa dipendono la forza erosiva di e la capacità di trasporto. La velocità di un fiume dipende dalla pendenza e dalla morfologia dell'alveo e non è costante in tutta la sua sezione: i valori massimi si raggiungono normalmente al centro della corrente ma nelle anse la velocità massima si ha sul lato esterno della curva, la minima sul lato interno.

Il fiume ESCAPE='HTML'
Comportamento oggetti galleggianti ESCAPE='HTML'
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Nel torrente il principio rimane uguale, ma le irregolarità dell’alveo e la presenza di ostacoli (massi, tronchi, ecc.) fanno in modo che la corrente forte arrivi sul fondo provocando pericolosi vortici.
Lo scorrere di un torrente risulta irregolare, le diverse deviazioni dell’alveo danno alla corrente più o meno potenti.

TORRENTE ESCAPE='HTML'

Nella nostra trattazione comunque utilizzeremo sempre il termine fiume per indicare un corso d’acqua qualsiasi, utilizzeremo invece il termine torrente solo in casi specifici, dove sarà necessario specificare la natura del corso d’acqua e le sue caratteristiche.
La velocità della corrente è anche un fattore di cui tenere conto. Per avere dei termini di paragone osserviamo le tabelle riportata di seguito:

VELOCITÁ ESCAPE='HTML'

L'ORIGINE DEL FIUME

I fiumi possono essere di origine glaciale, nivale o pluviale. I fiumi di origine glaciale e nivale sono quei fiumi il cui deflusso delle acque è direttamente caratterizzato dallo scioglimento dei ghiacciai o delle nevi. In questi fiumi la portata varia notevolmente nell’arco dello stesso anno per effetto del caldo primaverile ed estivo che favorisce appunto lo scioglimento dei ghiacciai e della neve in alta quota e determina un conseguente aumento del livello dell’acqua. Più acqua quindi nella stagione calda, meno acqua nella stagione fredda. Un’ulteriore caratteristica di questi fiumi è proprio quella di garantire un deflusso costante, seppur con portate differenti, durante tutto l’anno. I fiumi di origine glaciale e nivale proprio a causa di quest’ultima caratteristica    hanno la capacità di levigare maggiormente le rocce presenti lungo il corso d’acqua poiché i fenomeni erosivi riescono ad agire con continuità. Deflusso annuale costante e fenomeni erosivi sono quidi proporzionali tra loro. I torrenti di origine pluviale invece non garantiscono una deflusso continuo delle acque, dipendendo esclusivamente dalle precipitazioni meteorologiche e le rocce presenti lungo il corso d’acqua sono solitamente appuntite e taglienti per la limitata azione erosiva.

LE LINEE DI CORRENTE

Nella lettura del fiume è di fondamentale importanza saper individuare la linea d’acqua principale del tratto che si intende percorrere e le linee secondarie. La linea principale è la linea di massima corrente dove l’acqua è solitamente più alta, dove ci sono meno ostacoli, dove ci sono le onde e la schiuma che formano le rapide. La linea principale è la linea di corrente che in hydrospeed si deve seguire. Le linee d’acqua secondarie sono invece quelle linee dove la corrente è minore, dove l’acqua è più bassa, dove il fiume è ricco di ostacoli e da dove in hydrospeed si esce martellati di botte. Per il nostro divertimento e per le nostre gambe è di fondamentale importanza saper individuare le linee principali dei tratti di fiume che si intendono percorrere.

LINEE DI CORRENTE ESCAPE='HTML'

LE MORTE (EDDY)

Se si osserva attentamente il corso di un fiume ci si accorge che non tutta la corrente va nella stessa direzione. Vicino alle rive del fiume e dietro grossi massi si notano delle zone in cui l’acqua è relativamente calma rispetto alla corrente principale. Nel gergo fluviale queste zone vengono chiamate morte. Nelle morte la corrente (chiamata controcorrente) va in direzione opposta a quella principale. La controcorrente solitamente è una corrente debole e in hydrospeed le morte presenti lungo le rive, per questa loro caratteristica vengono, utilizzate per imbarcarsi (entrare in fiume) e per sbarcare (uscire dal fiume). Le morte che si formano dietro i grandi massi al centro del fiume vengono invece sfruttate per rallentare la discesa oppure per riposarsi pur rimanendo sempre sul bob. Quando dalla corrente principale si entra in una morta si ha la sensazione di essere completamente fermi, ma questa rimane solo una sensazione dovuta all'azione frenante della controcorrente presente nella morta stessa. In realtà per essere veramente fermi è necessario pinneggiare fino al raggiungimento della riva, facendo attenzione a non sbattere le gambe poiché l’acqua in prossimità delle rive è sempre bassa. Se invece si smettesse di pinneggiare una volta raggiunta la morta la conseguenza più immediata sarebbe quella di venir trascinati nuovamente al centro del fiume dalla corrente principale.

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LE RAPIDE (RAPID)

Le rapide sono caratterizzate da un susseguirsi di onde, schiuma, salti e buchi. Le onde sono molto divertenti da affrontare in hydrospeed e la loro presenza dipende dalla pendenza (dislivello spesso marcato) e dalle caratteristiche morfologiche del letto del fiume.

Le onde in fiumi con notevole portata possono formare un frangente che in fase di ricaduta può dare origine ad un ritorno.

Esistono poi le onde laterali che si formano quando l’acqua va a sbattere contro qualche ostacolo e generalmente si trovano nelle curve di un fiume.

Ci sono inoltre le onde a scalare che si susseguono rapidamente dando origine a rapide molto divertenti da affrontare in hydrospeed.

Le rapide sono un’insieme di onde che possono essere di varia natura, comprendono inoltre salti più o meno alti, buchi più o meno pericolosi e tanta schiuma bianca.

Ogni rapida ha un suo grado di difficoltà, un suo nome e delle caratteristiche che la rendono unica: le rapide sono l’anima del fiume.

Le rapide cambiano aspetto, comportamento e linee di corrente a seconda della portata (livello del fiume).

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Ecco di seguito 3 video della stessa rapida con differente portata del fiume.

I GRADI DI DIFFICOLTA'

I gradi di difficoltà di un fiume tengono conto di tutte le caratteristiche finora elencate oltre ai potenziali pericoli che analizzeremo in uno dei successivi capitoli e alla possibilità di operare o meno soccorso dall’esterno. E’ bene sottolineare il fatto che i gradi di difficoltà variano con il variare del livello d’acqua, solitamente vengono attribuiti con un livello d’acqua medio relativo all’idrometro presente nel fiume in questione. Prima di ogni discesa sarebbe quindi opportuno andare ad accertarsi del livello d’acqua osservando l’idrometro del fiume che si intende discendere, tenendo sempre presente che se il livello d’acqua è salito in modo considerevole i pericoli aumentano. Con molta acqua l’aspetto del fiume cambia, cambiano le linee di corrente, si creano buchi che con un livello medio non esistevano e le morte tendono a scomparire. Se poi il fiume trascina a valle oggetti di ogni dimensione e tipo si capisce che è da evitare qualsiasi discesa in hydrospeed.
Le difficoltà si dividono in sei gradi sia per l’hydrospeed che per il rafting ed il kayak. Generalmente i libri guida tendono ad uniformare i gradi di difficoltà, ossia li rendono universali indipendentemente dal mezzo con cui si naviga in fiume, ma attenzione che un terzo grado in hydrospeed può non essere un terzo grado in rafting o kayak e viceversa. I libri guida sono utili per molti aspetti, ma imparare a valutare personalmente un grado di difficoltà è sicuramente la cosa migliore.
Indicativamente le caratteristiche dei gradi di difficoltà sono le seguenti:
Primo   grado) Corrente debole, linea principale ben visibile, pendenza minima, morte ben individuabili e pochi ostacoli da evitare in acqua.
Secondo grado) Corrente debole, linea principale ben visibile, pendenza minima, morte ben individuabili, presenza di qualche piccola onda, qualche piccolo buco e ostacoli facilmente evitabili.
Terzo     grado) Corrente sostenuta, linea principale ben visibile, pendenza discreta, morte individuabili, onde regolari, buchi e ostacoli da evitare.
Quarto grado) Corrente sostenuta, linea principale individuabile, pendenza sostenuta, poche morte individuabili, onde abbastanza grosse ed irregolari, buchi e ostacoli da evitare.
Quinto grado) Corrente molto forte, fiume stretto ed ingolato, linea principale difficilmente individuabile, forte pendenza, onde grosse, buchi, ostacoli e controroccia.
Sesto grado) Al limite della praticabilità. Corrente molto violenta, linea principale inesistente, salti notevoli, pendenza esagerata, controroccia, buchi e ostacoli.
Dopo il sesto grado c’è solo l’impraticabile: passaggio dal quale non si esce vivi.
Per chi volesse iniziare a praticare l’hydrospeed è consigliabile non superare un secondo grado di difficoltà. Il terzo ed il quarto grado sono per persone che hanno già una buona esperienza in fiume. Il quinto grado è per chi ha ottime capacità e un’ottima esperienza. Il sesto grado è per chi sa di farcela. Teniamo ben presente che un grado di difficoltà, come già accennato in precedenza, aumenta proporzionalmente alla presenza di pericoli specifici che analizzeremo di seguito (nicchie, sifoni ecc) e dall’impossibilità di poter fare sicurezza dall’esterno.

I PERICOLI

Ora consideriamo i pericoli che si potrebbero incontrare durante la pratica di un qualsiasi sport fluviale:
1) Pericoli derivanti dall’erosione chimico-meccanica dell’acqua.
2) pericoli derivanti dall’intervento antropico.
3) Ostacoli naturali.

Tra i pericoli derivanti dall’erosione chimico meccanica dell’acqua ci sono: i buchi, le nicchie ed i sifoni.

I BUCHI (HOLE)

I buchi si formano quando l’acqua superando un ostacolo in altezza va a formare un dislivello. A valle dell’ostacolo l’acqua (in caduta) sbattendo sul letto del fiume  crea una  depressione che nel gergo fluviale assume il nome di buco.
I buchi si formano in seguito a fenomeni di erosione meccanica provocati della forza d’urto dell’acqua. La caratteristica pericolosa dei buchi, non è tanto la profondità dell’acqua, ma è il fenomeno del ritorno. L’acqua sbattendo sul letto del fiume crea un’onda di ritorno che avrà un senso ed una direzione opposta a quello della linea principale di corrente, ossia la corrente presente nel ritorno sarà rivolta verso monte ed il pericolo è quello di non riuscire ad uscire da questo ritorno. Ci sono buchi abbastanza grandi e con un ritorno così forte da riuscire a trattenere addirittura intere imbarcazioni con equipaggio al completo. I buchi di modeste dimensioni, dai quali si riesce ad uscire in ogni momento, sono utilizzati dai canoisti e da chi pratica l’hydrospeed per surfare. Il ritorno  permette di restare nel buco con la punta del bob rivolta verso monte per tutto il tempo che si desidera (surf). Potrebbe accadere comunque di finire in un buco “cattivo”, in grado di trattenere persone e cose e di far fatica ad uscirne. In questo caso si dovrebbe indirizzare la punta del bob verso la corrente che scorre lateralmente al buco (che non farà più parte della corrente del ritorno, ma farà parete della corrente principale che scorre verso valle) e si dovrebbe pinneggiare fortemente fino al suo raggiungimento. Una volta raggiunta la corrente laterale al buco, si allungherà il bob nella sua direzione che verrà trascinato verso valle e si potrà riprendere la discesa. Solo in questo modo si potrà uscire agevolmente da un buco che tende a trattenere chi vi finisce dentro.
In hydrospeed i buchi si possono affrontare in due maniere: si può pinneggiare forte prima del dislivello che crea il buco e saltare completamente la linea di ritorno prendendo una leggera “spanciata” in fase d’atterraggio, oppure si può seguire il corso dell’acqua scivolando sopra l’ostacolo che crea il dislivello immergendosi completamente in fase di caduta nel ritorno per poi pinneggiare forte rivolgendo la punta del bob  verso valle cercando di sfondare il ritorno. Non è consigliabile affrontare buchi scendendo trasversalmente poiché si verrebbe sicuramente “frullati”.
Per un qualsiasi motivo potrebbe accadere di perdere il bob e di trovarsi a nuoto in un buco. Se il ritorno non è eccessivo non sarà difficile uscirne a nuoto sfondando l’onda di ritorno o nuotando ai lati esterni del buco nel tentativo di trovare della corrente favorevole, se il buco invece ha un ritorno notevole sarà più problematico uscirne. Con un forte ritorno è difficile uscire da un buco,  capiterà  infatti di essere frullati come in una lavatrice e di riuscire a respirare solo in prossimità della linea di ritorno per poi essere nuovamente frullati fino alla prossima boccata d’aria. Questo sfibrante ciclo potrebbe ripetersi per diversi minuti con un ritmo più o meno costante. Se si riesce a tenere il ritmo con la respirazione è possibile sopravvivere in un buco anche per parecchi minuti (temperatura dell’acqua permettendo), ma lo scopo non è quello di resistere il più possibile, ma venire via il prima possibile da una situazione di questo tipo. E’ essenziale mantenere la calma e non sprecare inutilmente le energie. Una soluzione possibile potrebbe essere quella di “nuotare” verso i lati esterni del buco anche se risulterà molto difficile poiché l’acqua del ritorno sarà ribollente e quindi ricca d’aria e ossigeno ed i movimenti saranno quindi limitati dal non poter dare delle bracciate e delle pinneggiate efficaci.
Comunque, in queste situazioni, vale la pena tentare ogni sistema che  garantisca un minimo di speranza. Un’altra soluzione potrebbe essere quella di immergersi sul fondo e sfruttare le correnti neutre nuotando verso valle così da poter riemergere oltre la linea di ritorno. Alcuni hanno adottato il sistema di togliersi il salvagente per potersi immergere meglio, ma se il primo tentativo di raggiungere il fondo non funzionasse ci si verrebbe a trovare in una situazione doppiamente pericolosa.
Attenzione a non azzardarsi mai ad affrontare in hydrospeed buchi che destano il solo sospetto di un ritorno eccessivamente forte, il ritorno potrebbe non permettere più di uscire a chi finisse nel buco ed il pericolo sarebbe mortale. Le rapide che non si conoscono vanno sempre ispezionate dall’esterno prima di essere affrontate e non si dovrebbe mai fare l’errore di sottovalutare un potenziale pericolo. Ricordiamoci sempre che l’hydrospeed è un divertimento ed è solo da vivi che ci si può divertire.  Scendere sempre in compagnia è una buona abitudine, possibilmente con una guida o con una persona esperta di sport fluviali.

LE NICCHIE (UNDERCUT ROCK)

Le nicchie non sono altro che massi o rocce erose (scavati) dall’acqua. È possibile individuarle in passaggi "in gola" dove solitamente l'acqua è a diretto contatto con le pareti di  roccia. Si possono comunque trovare rocce nicchiate anche in mezzo al fiume. Le nicchie si formano a causa di un eccessiva erosione della roccia da parte dell'acqua. Questo tipo di erosione si chiama erosione chimico-meccanica. L’erosione chimico-meccanica è il dissolvimento dei minerali dovuto all’azione dell’acqua e la trasformazione della roccia dovuta ad azioni distruttive, di trasporto e di accumulo dei detriti. I fattori determinanti sono: la temperatura dell’acqua, la solubilità della roccia (roccia molto solubile è il calcare, il quarzo invece è praticamente inalterabile), la composizione della roccia (quantità di minerali solubili), la conformazione della roccia (rocce porose danno l’opportunità all’acqua di poter stagnare, di potersi infilare in profondità e di poter agire per più tempo. Rocce meno porose facilitano l’acqua a scivolare via ed agire meno fortemente) e la forza d’urto dell’acqua. Questi fattori in coesistenza sono in grado di scavare una montagna da parte a parte e sono la causa dei principali pericoli geomofologici presenti nei fiumi: nicchie e sifoni. L’acqua è in grado di scavare delle vere e proprie grotte ed il pericolo è proprio quello di finirci dentro schiacciati dalla pressione dell’acqua. Le nicchie possono essere coperte o scoperte dal livello dell’acqua: quelle coperte sono più pericolose perché difficili da individuare, quelle scoperte si vedono e si possono evitare. Per poter individuare una nicchia coperta dal corso d’acqua basta osservare come si comporta l’acqua al momento dell’urto contro la roccia. Se l’acqua forma un cuscino (Pillow) di schiuma bianca nel punto di impatto significa che la roccia non è nicchiata. In quel punto l’acqua trova un ostacolo verticale compatto e non potendo scivolare sotto (in una probabile nicchia) sale verso l’alto formando un cuscino d’acqua. Se la roccia fosse nicchiata nel punto d’impatto non ci sarebbe nessun cuscino d’acqua poiché l’acqua stessa preferirebbe scivolare nella nicchia per poi creare un ribollimento a valle della nicchia stessa. In rapide particolarmente schiumose potrebbe essere difficile individuare la presenza di una roccia nicchiata per effetto dell’omogeneità della colorazione del tratto di fiume da percorrere. Nel caso non si conosca il tratto di fiume da affrontare è di fondamentale importanza informarsi SCRUPOLSAMENTE presso le compagnie di navigazione che si trovano lungo il fiume.

In seconda battuta è anche possibile osservare alcuni segnali che il fiume potrebbe offrire per poter individuare la presenza di un passaggio nicchiato.

L’acqua va a sbattere con violenza direttamente contro le pareti di roccia che cadono a strapiombo sul fiume?

Ci sono rocce grandi al centro del fiume dove l’acqua possa aver scavato una nicchia?

Come sono le pareti della gola, sono una gruviera o sono solide e compatte?(se il fiume ha un livello d’acqua medio-basso è facile notare sulle pareti della gola o sulle rocce l’effetto dell’erosione dell’acqua).

Se dovesse sorgere il minimo sospetto relativamente alla possibile esistenza di una nicchia non si esiterà a TRASBORDARE il passaggio.

  • Kayak incastrato in nicchia
  • Grossa nicchia sulla sinistra
  • Nicchia
  • Nicchia
  • Nicchia
  • Nicchia con basso livello acqua
  • Nicchia con basso livello acqua
  • Nicchia sulla destra
  • Serie di nicchie
  • Roccia con nicchia
  • Roccia con nicchia
  • Roccia con nicchia
  • Nicchia

I SIFONI (SIPHON or SIEVE)

Per sifone, nel gergo fluviale, si intende un passaggio d'acqua sotto od attraveso un ostacolo, normalmente un masso. I tratti di fiume che presentano dei passaggi sifonati non vanno affrontati. I sifoni sono pericoli che si trasformano il più delle volte in trappole MORTALI, in quanto ci si può rimanere irrimediabilmente incastrati. Nel sifone la corrente è molto forte in quanto la sezione di passaggio dell’acqua è inferiore (effetto Venturi). Generlamente dalla superficie è molto difficile riuscire a localizzare un sifone coperto dall'acqua. In alcuni casi i sifoni sono visibili in qaunto a valle formno il classico fungo d'acqua (come nei videi di seguito). Molto più semplice in fase di ricongnizione individuare i sifoni semi sommersi e/o scoperti (come nelle foto di seguito).  

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SIFONE ESCAPE='HTML'

Sifone sul Limentra: fattori erosivi hanno scavato alla base dello sbarramento creando un sifone.  A valle si nota bene il fungo d'acqua prodotto dalla corrente in uscita dal sifone.

I sifoni sono l’ultimo pericolo di natura erosiva che andremo a considerare. Le caratteristiche erosive che determinano la formazione dei sifoni sono le stesse che determinano la formazione delle nicchie. I sifoni sono spesso conseguenza dell’attività erosiva, ma in alcuni casi possono esser formati da oggetti incastrati tra due rocce colpiti dal flusso dell'acqua. I sifoni si possono originare sia internamente al corso d'acqua (letto dle fiume), sia nelle pareti di roccia strapiombanti colpite dall'acqua. Il principale pericolo dei sifoni, come nel caso delle nicchie, è quello di finirci incastrati dentro subendo la maggiore pressione dell’acqua. Chi finisce risucchiato da un sifone ha poche speranze di riuscire ad uscirne.

SUB IN SIFONE  ESCAPE='HTML'

Alcuni sifoni sono riconoscibili generalmente perché danno origine a ad un gorgo o vortice a monte e danno origine allo stesso tempo ad un fungo d’acqua o ribollimento a valle. Se riempite il lavandino di casa vostra con dell’acqua e ne tappate il fondo, vi accorgerete al momento di togliere il tappo che l’acqua inizierà a formare un vortice, perché ha trovato una via di fuga e se mettete una mano al posto del tappo la sentirete risucchiare: un sifone funziona più o meno allo stesso modo. I sifoni però non sempre sono riconoscibili, sifoni di piccole dimensioni in grado di risucchiare un solo arto sono spesso al di sotto di ogni sospetto e privi di quei segnali che ci permettono di riconoscerne la presenza, soprattutto dove l’acqua è schiumosa.

  • Nicchia con sifone
  • Canoa incastrata in sifone
  • Recupero canoa in sifone
  • Canoista risucchiato in sifone
  • Canoa incastrata in sifone
  • Canoa incastrata in sifone
  • Canoa incastrata in sifone
  • Canoa incastrata in sifone
  • Sifone
  • Sifone
  • Sifone
  • Sifone
  • Sifone
  • Sifone con basso livello acqua
  • Sifone
  • Sifone
  • Sifone scoperto

Come per le nicchie anche nel caso dei sifoni, se dovessero sorgere dei dubbi sulla loro possibile presenza, si possono sfruttare alcuni segnali che l’ambiente circostante è in grado di offrire.

La zona del fiume che si sta scendendo presenta fenomeni erosivi marcati?

Ci sono grossi massi al centro del fiume o colpiti dall'acqua?

La corrente fa strani giochi intorno a qualche osatcolo?

Si vede qualche fungo d'acqua ribollire? 

È sempre bene informarsi sulle caratteristiche e sui pericoli del tratto di fiume che si sta andando ad affrontare. La prevenzione in questo caso significa salvezza. Un consiglio sempre valido è quello di mantenersi a debita distanza da qualsiasi roccia venga colpita  dall’acqua.

PERICOLI DERIVANTI DALL'INTERVENTO ANTROPICO

I pericoli derivanti dall’intervento antropico sono invece i rulli, le opere di bonifica lungo le rive ed i tondini.

I RULLI (HYDRAULIC)

Gli sbarramenti vengono costruiti per rallentare il deflusso di un corso d’acqua e per ossigenare l’acqua del fiume. Gli sbarramenti possono essere più o meno alti e solitamente sono larghi come tutto il letto del fiume (da riva a riva). FOTO
I rulli si formano a valle degli sbarramenti artificiali e sono caratterizzati da una perfetta regolarità del fenomeno del ritorno descritto in precedenza per i buchi. A valle di uno sbarramento si può notare un vero e proprio rullo di schiuma bianca uniforme. I rulli, che solitamente sono larghi come tutta la larghezza del fiume, rendono impossibile qualsiasi via di fuga ed è necessario un aiuto dall’esterno per poterne uscire. Ai lati dei rulli infatti non ci sono correnti favorevoli, solitamente ci sono dei muri di contenimento o comunque delle opere cementizie che impediscono di uscire sulla riva. Dall’acqua è difficile notare la presenza di un rullo a valle è quindi consigliata sempre una ricognizione dall’esterno per evitare di finire in una situazione che quasi certamente non lascerebbe scampo.
Risulta praticamente impossibile cercare di uscire da un rullo aggrappati al proprio bob cercando di surfare sul ritorno alla ricerca di una corrente favorevole. La corrente del ritorno inevitabilmente tende a spingere il bob verso l’acqua in caduta dallo sbarramento che, cadendo direttamente sul bob, lo strapperebbe sicuramente via dalle mani del pericolante.
Cercando comunque a raggiungere in qualche modo una delle sponde del fiume quando si finisce in un rullo si può sempre agevolare un soccorso dall’esterno. Soccorrere una persona finita in un rullo entrando in acqua sarebbe un suicidio, il rullo non fa differenze trattiene tutto e tutti. Chi è a bagno in un rullo deve assecondare il ciclo del fenomeno del ritorno lasciandosi frullare. Ogni azione atta a contrastare questo fenomeno richiede infatti un enorme dispendio di energie. Temperatura dell’acqua permettendo, in un rullo (come in un buco), si può resistere anche per diversi minuti, l’importante è non sprecare inutilmente le energie, cercare di mantenere per quanto possibile un ritmo di respirazione e non farsi prendere dal panico. Scendendo in compagnia sicuramente si avrà la certezza che di li a poco qualcuno farà qualcosa per prestare soccorso. Esitare a trasbordare un rullo, potrebbe costare la vita. E’ da sottolineare il fatto che qualsiasi sbarramento artificiale va trasbordato.(FOTO)

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RULLO ESCAPE='HTML'
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LE OPERE DI BONIFICA

Le opere di bonifica lungo le sponde del fiume sono pericolose poiché il più delle volte non consentono di sbarcare in casi di emergenza. Solitamente le opere di bonifica tendono a trasformare il fiume in un canale, eliminando le rive naturali ed eventuali punti di sbarco per lasciar spazio a cementificazioni o muraglioni di altra natura(rocce, gabbie di pietrame ecc). Il  fiume sarà così costretto a seguire la natura modificata degli argini per sostituire il proprio corso naturale con un deflusso omogeneo e costretto dall’azione antropica.

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I TONDINI

I tondini non sono altro che delle barre di ferro di diametro variabile utilizzate per l’armatura delle costruzioni. Solitamente i tondini si possono incontrare nei pressi degli sbarramenti perché gli addetti ai lavori non li hanno dovutamente tagliati, oppure si possono trovare in un qualsiasi tratto di fiume dove qualche persona ha utilizzato il fiume come discarica di materiali derivanti da demolizioni edili gettando cemento e ferri nel corso d’acqua. I tondini sono particolarmente pericolosi perché difficili da individuare in acqua e si trasformano in lame e trappole micidiali se ci si dovesse passare sopra in hydrospeed. Potrebbero addirittura conficcarsi nel corpo se si dovesse finire a bagno.

  • Tondini
  • Tondini
  • Tondini

GLI OSTACOLI NATURALI

Gli ostacoli naturali sono gli ultimi pericoli che considereremo. Tra gli ostacoli naturali ci sono i massi che affiorano dall’acqua, le raschiere ed i rami.

I MASSI AFFIORANTI o ROCCE (ROCK)

Ovviamente i massi che affiorano dall’acqua vanno evitati per evitare spiacevoli impatti, ma durante una discesa fluviale può accadere di non riuscire ad anticipare dovutamente una manovra e di trovarsi con un masso davanti al viso. In questo caso il pericolo, oltre a quello dell’impatto, è quello di restare "incravattati" (a causa della pressione della corrente) sul sasso. Bisogna prestare attenzione alle linee di corrente ed evitare quelle che nel loro percorso vanno ad impattare direttamente su massi o rocce affioranti.

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LE RASCHIERE

Le raschiere sono per chi pratica l’hydrospeed delle vere e proprie torture. Chi pratica questo sport da diverso tempo ha sicuramente adottato una tecnica che gli permette di ridurre quasi a zero il rischio di ammaccarsi le gambe, ma quando l’acqua è bassa, è bassa per tutti. Le raschiere si formano quando il letto del fiume si allarga e l’acqua si abbassa di conseguenza. La caratteristica delle raschiere è quella di essere piene zeppe di sassi ed il pericolo è esclusivamente quello di uscirne tumefatti. Un consiglio spassionato a chi dovesse affrontare delle raschiere in hydrospeed: gambe rilassate e pinneggiare utilizzando il movimento delle caviglie solo se necessario.

ALBERI, RAMI E COLINI (STRAINER)

Gli ultimi ostacoli naturali che consideriamo sono i rami degli alberi o gli alberi stessi. I rami degli alberi possono sporgere dalle rive o possono trovarsi incastrati tra i massi del letto del fiume ed il pericolo è quello di restarci incastrati, con le corde da lancio che ci si porta appresso, con parti dell’abbigliamento o di sbatterci il viso. E’ bene tenersi lontani da pericoli di questo tipo poiché se si dovesse restare incastrati, sotto acqua, tra rami di un albero potrebbe essere veramente difficile venirne via. Ovviamente se si notano degli alberi che bloccano il passaggio del fiume in maniera trasversale è bene trasbordare il passaggio.
Come consiglio finale è bene tenere a mente queste tre cose prima di avventurarsi in una discesa.
1) Scendere sempre in compagnia, possibilmente con persone esperte.
2) Fare ricognizione dall’esterno prima di ogni discesa su fiumi che non si conoscono.
3) Non sottovalutare potenziali pericoli soprattutto su fiumi sconosciuti. Tutti i pericoli possono comportarsi diversamente a seconda del livello dell’acqua e non dimentichiamoci mai che il fiume è in continua evoluzione: scava, leviga, erode e consuma. I pericoli possono cambiare con il tempo: possono annullarsi o possono aggravarsi. Anche se sappiamo leggere il fiume, mostriamogli sempre il massimo rispetto e non sottovalutiamolo.

  • Colino
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